Psicologia: domande frequenti

psicologia domande frequenti

Domande frequenti di psicologia… risponde la psicologa!

Lo psicologo può piangere? Devo dare del tu o del lei allo psicologo? Ma come fa lo psicologo a ricordarsi tutto quello che gli dici? E lo psicologo… va dallo psicologo? Lo psicologo vuole bene ai suoi pazienti?

Alle tue domande frequenti di psicologia, una risposta.

Tempo di lettura: 10 minuti.

“Di relazioni ci si ammala e di relazioni si guarisce”
– Patrizia Adami Rock

Indice

  1. Lo psicologo va dallo psicologo?
  2. Cosa fare se incontro lo psicologo per strada?
  3. Come fa lo psicologo a ricordare tutto?
  4. Allo psicologo si da il tu o il lei?
  5. Lo psicologo vuole bene ai suoi pazienti?
  6. Lo psicologo può piangere?
  7. Dallo psicologo posso dire le parolacce?
  8. Non so cosa dire allo psicologo

La risposta breve è: sì, lo psicologo va dallo psicologo. Può sorprendere, ma questa è una delle domande più frequenti di psicologia!

La risposta più completa e complessa riguarda il concetto di terapeuta umano: lo psicologo infatti può sia intraprendere un percorso di terapia personale (e in realtà è anche una cosa auspicabile!) sia aver bisogno di un periodo di supervisioni con un terapeuta più esperto.

Questo perché la terapia è in primo luogo una relazione umana ed è proprio attraverso l’umanità del terapeuta che si va a promuovere il cambiamento. Ovviamente il terapeuta anche se è umano ha un set di conoscenze e competenze che lo rendono un professionista.

Quindi per lo psicologo è importante districare le proprie matasse interiori, conoscersi e conoscere anche le proprie reazioni al dolore dell’altro: come qualsiasi essere umano prova tristezza, felicità, paura, rabbia.

Cosa fare se incontro lo psicologo per strada?

E se incontro la psicologa per strada… che succede? Beh, la puoi salutare! Perché come paziente sei tu a scegliere se in pubblico, al di fuori del setting terapeutico, vuoi salutare la psicologa oppure no.

Da codice deontologico infatti il professionista è tenuto a rispettare la privacy del paziente e questo significa anche non salutare se si incontra il paziente al di fuori dello spazio e del tempo della seduta. Anche se può sembrare strano è una regola che serve a tutelare e a rispettare il rapporto di fiducia terapeuta-paziente: il professionista deve infatti garantire l’anonimato e mantenere il segreto professionale dei suoi pazienti.

Quindi, se incontri la tua psicologa per strada lei non ti saluterà… ma tu puoi dirle ciao!

Come fa lo psicologo a ricordare tutto?

Lo psicologo ricorda tutto quello che gli dici? La risposta è più semplice di quanto può sembrare… perché non ricorda tutto. Alla base del rapporto terapeutico ci sono genuini interesse e curiosità per il paziente (e questo nella mia esperienza posso confermare che aiuta tantissimo la memoria!).

Può essere un ottimo strumento mnemonico però prendere appunti, durante o dopo la seduta, per segnare ciò che di importante è emerso. D’altronde, ruolo del terapeuta è anche quello di fare da memoria all’interno del percorso e processo terapeutico e di utilizzare strumenti adeguati per ricordare gli elementi emersi in seduta.

Allo psicologo si da il lei o il tu?

La risposta a questa domanda frequente di psicologia è… dipende! E come si decide? Semplicemente, se ne parla insieme in seduta.

A volte dare del lei è la scelta migliore, altre volte è più comodo e utile il tu – dipende tutto dalla relazione terapeutica e dagli attori coinvolti (e cioè paziente e terapeuta, che decidono insieme).

Lo psicologo vuole bene ai suoi pazienti?

Lo psicologo vuole bene ai suoi pazienti? La risposta è un nì, questo perché paziente e terapeuta sono tra di loro in una relazione di cura, un rapporto professionale ma anche umano (e qui c’è il grande potere della terapia!).

Essendo anche un’autentica relazione umana, seppur professionale, è inevitabile che entri in gioco l’affettività: lo psicologo prova genuini interesse e curiosità nei confronti del paziente. E il lavoro terapeutico sta anche nel volere il bene del paziente, che deve anche allinearsi a ciò che il paziente vuole e chiede (qui possiamo citare Bordin e l’alleanza terapeutica divisa in bond, goal e task).

La relazione terapeutica quindi non è un legame di amicizia, ma uno spazio potenziale in cui sviluppare in modo cooperativo l’alleanza terapeutica: si condividono gli obiettivi, si definiscono i compiti e sì, c’è anche un legame relazionale affettivo tra terapeuta e paziente. Questo legame si basa su fiducia, rispetto, cooperazione; sulla costruzione e sulla ridefinizione continue di rapporto e contratto. Perché l’alleanza terapeutica è un elemento attivo della terapia, in cui tutti gli attori coinvolti contribuiscono al suo mantenimento.

Lo psicologo può piangere?

Ma lo psicologo può piangere in seduta? Come sempre la risposta alle domande frequenti di psicologia è complicata, perché noi esseri umani siamo complessi e lo è anche la relazione terapeutica.

In seduta il terapeuta è uno specchio, un contenitore direbbe Bion, delle emozioni del paziente. Lo psicologo è un professionista della salute mentale e in quanto tale tutto ciò che fa è in funzione e per il bene (concordato da obiettivi e metodi condivisi) del paziente.

Quindi come professionisti possiamo commuoverci e condividere empaticamente ciò che il paziente porta in seduta: questo anche per validare ciò che il paziente stesso prova e per accogliere le sue fragilità. Quindi anche se lo psicologo si commuove in seduta, questa commozione è sempre autentica, regolata e in funzione del paziente.

Dallo psicologo posso dire le parolacce?

Le parolacce sono parole e in terapia se ne esplora insieme il significato: quindi sì, si possono dire parolacce all’interno del setting terapeutico.

Ovviamente dipende dagli attori coinvolti e dalla relazione terapeutica, ma è sempre possibile esplorare insieme i significati espressivi e linguistici dei contenuti che emergono in terapia.

Non so cosa dire allo psicologo

“Voglio andare dallo psicologo, ma non so cosa dire!”… questa forse è la domanda più gettonata di tutte.

Dallo psicologo puoi dire tutto ciò che vuoi: lo spazio della terapia è uno spazio in cui esplorare se stessi in funzione degli obiettivi terapeutici concordati; è un ambiente basato sulla cooperazione tra paziente e terapeuta, in cui si esplorano i mondi interni con genuina curiosità e assenza di giudizio.

La possibilità di dire tutto però può fare paura… ma il punto centrale della terapia è proprio quello di affrontare il dolore, di viverlo e anche di superarlo attuando cambiamenti concreti nella propria vita.

Ricorda che puoi partire dalle basi: perché vuoi intraprendere un percorso psicologico? Dove vuoi arrivare?

…e ricorda che anche tu puoi fare domande! Andare da un professionista della salute mentale non è facile: richiede di affrontare con coraggio la paura e il timore di sbrogliare le proprie matasse interiori. Ricorda però che non si fa tutto insieme: si prosegue un giorno alla volta.

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Lo scopo del presente articolo è puramente informativo e divulgativo: non si sostituisce ad un percorso di terapia personale o a un iter diagnostico, ma ha il solo scopo psicoeducativo.